Never can say goodbye.

In un’agenzia come la nostra, che ha più di vent’anni d’attività, le persone vanno e vengono.
Ma alcune rimangono.
Rimangono anche se a un certo punto decidono di fare un percorso di vita differente.
E non è mai facile salutarle, specie per un ligure misantropo e anaffettivo come me.

In questi momenti capisci che il nucleo autentico e più importante di un’agenzia di comunicazione sono le persone. E che sono l’unica cosa che conta quando guardi dentro te stesso e cerchi di darti un giudizio onesto e obiettivo. Perché le campagne durano pochi mesi, un anno, al massimo due, ma le persone che sono state con te per tanto tempo sono ciò che fanno di ogni agenzia un’agenzia unica, nel bene o nel male. Sono le persone con cui hai riso, hai pianto, hai vinto e hai perso, con le quali ti sei incazzato e che più di una volta ti hanno mandato giustamente affanculo.

Questa è la versione di Never Say Goodbye a cui sono più affezionato.
Risale ai tempi in cui ero ancora un semplice ragazzo di provincia, assolutamente ingenuo, simpatico ai più e molto più incline alle emozioni rispetto ad ora. Risale ai tempi in cui ballavo le canzoni di Jimmy Somerville con enorme spensieratezza (nel senso che ignoravo anche il loro più evidente o recondito significato) in una discoteca di paese che non esiste più. Allora tutto era più facile e mi piace pensare che riesca a esprimere con altrettanta semplicità qualcosa che è difficile dire a parole, se non con una sintesi poco ortodossa come: “Ciao Marika e vai a fare in culo ;-)”

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