“È proprio nei periodi di crisi che bisogna investire”.
È una cosa che ho sentito dire da molti, ma che ho visto fare da pochi.
Perché investire nei periodi di crisi e di grande cambiamento richiede un coraggio che pochi, nel nostro settore ma forse anche nel nostro paese, hanno.
Investire richiede la disponibilità di fare sacrifici, rimettersi in discussione e rischiare. Ma soprattutto richiede una visione.
Oggi parte una nuova fase della mia vita, sia professionale sia personale.
Questa nuova fase si chiama Hallelujah.
Hallelujah è una dichiarazione di passione e di entusiasmo.
È un’idea incubata per anni e concepita negli ultimi 9 mesi con pazienza e feroce determinazione.
Hallelujah è un’agenzia digital, come non ce ne sono ancora in Italia, che si pone una sfida ambiziosa: allevare techno-creativi, cioè persone che sappiano usare entrambi gli emisferi del cervello e siano capaci di rispondere in maniera originale e innovativa alle sfide dei brand in questa nuova era rivoluzionaria.
Negli ultimi 3 anni Enfants Terribles ha ricevuto 3 proposte di acquisizione, una all’anno. A quest’ora potrei avere un conto in banca più interessante e il doppio dello stipendio. Se non abbiamo accettato nessuna di queste proposte non è solo perché da quasi vent’anni percorriamo la strada dell’indipendenza, ma perché nessuno dei progetti che ci hanno presentato ci convinceva fino in fondo.
Oggi ho l’esperienza, la lucidità e ancora la passione per fare la differenza.
E questa differenza la voglio fare per le cose in cui credo, per i clienti che mi danno fiducia, e non per un cazzo di network capace solo di spremere soldi da esportare all’estero.
“Se vuoi fare le cose per bene, fattele da solo”.
È un’altra cosa che dicono in molti.
Enfants Terribles ha messo sul tavolo anni di bilanci positivi e in crescita, la sua reputazione e la capacità manageriale mia e di Valerio Franco e ha trovato i finanziamenti per far partire il nostro sogno.
Hallelujah.
Con gli stessi soldi avremmo potuto investire in qualcosa di meno rischioso, un attico per esempio, invece abbiamo costituito una start-up innovativa, abbiamo versato 100.000 euro nel Capitale Sociale e con il resto delle risorse finanziarie stiamo cercando le migliori professionalità in circolazione.
Guardate alla vostra destra, poi alla vostra sinistra.
Se non riuscite a vedere nessuno più bravo di voi, controllate se c’è una posizione aperta su hallelujah.it.
Il nostro business plan è focalizzato al 70% sulle risorse umane (il resto è ricerca e sviluppo), per cui offriamo contratti veri e in più working equity per le figure più importanti.
Chiediamo solo una cosa in cambio: l’eccellenza. Perché i sogni non si realizzano facendo compromessi.
[…] alle sfide dei brand in questa nuova era rivoluzionaria”: con queste parole, dal suo blog (mizioblog.com/hallelujah), Mizio Ratti ha presentato alla community dell’advertising italiano la neonata struttura. […]
“È proprio nei periodi di crisi che bisogna investire”.
È una cosa che ho sentito dire da molti, ma che ho visto fare da pochi.
Perché investire nei periodi di crisi e di grande cambiamento richiede un coraggio che pochi, nel nostro settore ma forse anche nel nostro paese, hanno.
Investire richiede la disponibilità di fare sacrifici, rimettersi in discussione e rischiare. Ma soprattutto richiede una visione.
Oggi parte una nuova fase della mia vita, sia professionale sia personale.
Questa nuova fase si chiama Hallelujah.
Hallelujah è una dichiarazione di passione e di entusiasmo.
È un’idea incubata per anni e concepita negli ultimi 9 mesi con pazienza e feroce determinazione.
Hallelujah è un’agenzia digital, come non ce ne sono ancora in Italia, che si pone una sfida ambiziosa: allevare techno-creativi, cioè persone che sappiano usare entrambi gli emisferi del cervello e siano capaci di rispondere in maniera originale e innovativa alle sfide dei brand in questa nuova era rivoluzionaria.
Negli ultimi 3 anni Enfants Terribles ha ricevuto 3 proposte di acquisizione, una all’anno. A quest’ora potrei avere un conto in banca più interessante e il doppio dello stipendio. Se non abbiamo accettato nessuna di queste proposte non è solo perché da quasi vent’anni percorriamo la strada dell’indipendenza, ma perché nessuno dei progetti che ci hanno presentato ci convinceva fino in fondo.
Oggi ho l’esperienza, la lucidità e ancora la passione per fare la differenza.
E questa differenza la voglio fare per le cose in cui credo, per i clienti che mi danno fiducia, e non per un cazzo di network capace solo di spremere soldi da esportare all’estero.
“Se vuoi fare le cose per bene, fattele da solo”.
È un’altra cosa che dicono in molti.
Enfants Terribles ha messo sul tavolo anni di bilanci positivi e in crescita, la sua reputazione e la capacità manageriale mia e di Valerio Franco e ha trovato i finanziamenti per far partire il nostro sogno.
Hallelujah.
Con gli stessi soldi avremmo potuto investire in qualcosa di meno rischioso, un attico per esempio, invece abbiamo costituito una start-up innovativa, abbiamo versato 100.000 euro nel Capitale Sociale e con il resto delle risorse finanziarie stiamo cercando le migliori professionalità in circolazione.
Guardate alla vostra destra, poi alla vostra sinistra.
Se non riuscite a vedere nessuno più bravo di voi, controllate se c’è una posizione aperta su hallelujah.it.
Il nostro business plan è focalizzato al 70% sulle risorse umane (il resto è ricerca e sviluppo), per cui offriamo contratti veri e in più working equity per le figure più importanti.
Chiediamo solo una cosa in cambio: l’eccellenza. Perché i sogni non si realizzano facendo compromessi.
Hallelujah.
Comments (5)
due cose:
1. Cover song, hai contattato i The Darkness? 😀
nessuna rottura legale?
2. Pattern wins!
La cover song è un arrangiamento originale fatto dalla Jinglebell 😉
Nei prossimi giorni usciamo con il backstage.
Ma la meraviglia. Bello davvero. Tutto.
Alleluia
[…] alle sfide dei brand in questa nuova era rivoluzionaria”: con queste parole, dal suo blog (mizioblog.com/hallelujah), Mizio Ratti ha presentato alla community dell’advertising italiano la neonata struttura. […]