Pochi sanno che i Liguri furono l’ultimo popolo italico ad arrendersi ai Romani. Non pensiate che ciò si debba al loro eroismo o alla loro voglia di libertà e di indipendenza. E’ solo che Liguri e Romani avevano caratteri assolutamente opposti e incompatibili.

I primi approcci dei Romani furono fallimentari. Arrivati in avanscoperta provarono dapprima a socializzare: “ah bbelli! Ce femo du spaghi?”

C’è da dire che i Liguri sono sempre stati diffidenti, per cui non capirono il motivo di tutta quella confidenza. Inoltre la proposta degli “spaghi” sembrava tutt’altro che amichevole. Per cucinare “du spaghi” avrebbero dovuto passare ore e ore a battere il basilico con le clave per produrre il pesto.

Ma la cosa che proprio non sopportavano dei Romani è che questi li toccavano continuamente. Davano loro pacche sulle spalle e sul culo. Ma i Liguri, abituati da sempre a popolare una striscia ristrettissima di costa, avevano imparato a convivere fra loro rispettando le distanze: ognuno doveva farsi i cazzi suoi, insomma. Questa novità dell’essere continuamente tocchicciati li mandò fuori di testa.
Cominciarono a reagire in maniera violenta.

I Romani provarono l’ultimo approccio pacifico: invitarono una delegazione di Liguri a Roma per fraternizzare. Ne invitarono cento. Accettarono in tre. Il primo di questi fece dietrofront dopo dieci chilometri di Aurelia perché non sopportava la nostalgia del suo scoglio. Il secondo si perdette per sempre fra i meandri della kafkiana burocrazia romana (aveva semplicemente voluto fare il biglietto del metro) e non torno più patria. Il terzo, per evitare le disavventure del suo compatriota, decise di prendere un taxi: fu il più grande errore della sua vita. Non poteva infatti immaginare la verbosità del tassinaro romano. Il Ligure era lì, chiuso in se stesso, che guardava fuori dal finestrino e si faceva gli affaracci suoi mentre il tassinaro lo torturava con una serie interminabile di domande: “A’ dotto’, da ‘ndo’ viene?” “Che tempo faceva quanno è partito?” “De che squadra è?” Per metterlo a tacere il Ligure si mise a canticchiare (avrebbe voluto fargli sentire la canzone sull’iPod, ma non l’aveva mai comprato perché costava troppo) la hit del menestrello Longobardo Alberto Fortis. Il tassinaro allora tacque, ma per vendicarsi lo portò a Ostia: 200 euro di corsa e la visione di una spiaggia iperaffollata e di un mare bianchiccio. Al Ligure venne un coccolone e morì sul colpo.

Visti gli esiti della delegazione, i Liguri divennero ancora più scontrosi.
Ora. I Romani avrebbero potuto annientarli facilmente, ma erano spiazzati: non erano abituati ad avere a che fare con una popolazione talmente asociale. Avevano asservito a loro centinaia di popoli con il loro modo di fare estroverso: “’namo… famo… er vino de’ li castelli!” Era una strategia che con i Liguri però non poteva funzionare. E così si affidarono all’intelligenza di uno dei loro più grandi generali che fece invadere le coste liguri dai Turisti. Di conseguenza, cioè per non avere niente a che fare con quei chiassosi rompiscatole, i Liguri si ritirarono sui monti. Dato che la strategia sembrava funzionare, i Romani insistettero: fecero girare la voce che il Tigullio e le Cinque Terre erano posti fantastici. I Turisti così si moltiplicarono arrivando da tutto il mondo. E i Liguri si ritirarono sempre di più finché non si ritrovarono tutti a vivere a strettissimo contatto, cosa che naturalmente era intollerabile per loro. Fu così che si arresero al dominio dei Romani. Ma il loro carattere diventò veramente insopportabile.